L'ISTAT ha certificato che la politica va quasi peggio di Sanremo:
non interessa a due italiani su tre. Ma se ci si attendeva un ribaltamento
di questi dati dal dibattito televisivo di martedì sera tra
Berlusconi e Prodi certamente siamo rimasti un po' tutti delusi, la
RAI per prima.
Il "faccia a faccia" tra il Premier e il leader del centrosinistra
si e' infatti risolto in un monologo piatto, spesso noioso, con pochi
spunti di interesse per gli elettori. Le regole imposte dallo staff
di Prodi e accettate dal Premier - che per incontrare il Professore
ha dovuto rinunciare alla conferenza stampa di fine mandato - hanno
finito per mettere il bavaglio ad entrambi, nel pieno rispetto del
par condicio. Ne è uscito un confronto a singhiozzi, giocato
sotto l'imperio e l'incubo del cronometro, con scarsi contenuti.
Né vinti né vincitori insomma. Chi invece ha perso è
stato l'elettorato che dal dibattito si aspettava opinioni concrete
e un chiarimento di alcuni aspetti dei programmi dei rispettivi leaders.
Opposti i commenti dei due protagonisti. Berlusconi alla fine dell'ora
e mezza di trasmissione durante la quale ha parlato, quando ha potuto,
nei termini imposti, ha di fatto definito il duello televisivo con
Prodi una perdita di tempo. "Così è impossibile
confrontarsi" si è lamentato il Premier, sottolineando
che con queste regole "è molto difficile affrontare un
incontro dove non c'è la possibilità di una interlocuzione
sulle frasi".
Di parere diametralmente opposto il commento di Prodi: "Io sono
molto soddisfatto. Ora si parte con i contenuti e finalmente comincia
un dibattito politico decente". E a chi gli faceva notare che
le "regole" hanno finito per rendere piuttosto noioso il
confronto, il leader del centrosinistra ha risposto: "Non è
mica uno spettacolo, non siam mica due ballerine, eh!… Siamo andati
lì a parlare dei problemi del paese e se c'è stata noia
vuol dire che abbiamo toccato i temi".
Dal centrosinistra ovviamente è arrivato un coro di applausi
a Prodi. Comincia Fassino: "Due a zero per Prodi", giura
il segrerario della Quercia. Incalza Rutelli: "Vittoria netta
di Prodi che ha delineato cinque anni di cambiamento sereno e forte".
D'Alema: " È stato un passaggio di testimone". Bertinotti:
"Ringrazio Prodi per avermi defnito uomo d'onore", con chiaro
riferimento al precedente governo guidato dallo stesso Prodi, andato
in minoranza grazie a Rifondazione Comunista.
Dal centrodestra i toni sono ovviamente tutti a favore del Cavaliere.
Per Cicchitto "Il successo di Prodi è un'invenzione della
stampa". Berlusconi "fantastico", Prodi "parrocchiale"
commenta invece il sottosegretario agli esteri Margherita Boniver.
Per il leghista Calderoli: "Una formula fatta apposta per chi
non ha nulla da dire. Berlusconi vada per le strade e le piazze a
parlare direttamente alla gente". Maroni: "Non ho visto
il match, ho già deciso per chi votare".
Ma anche a Porta a Porta, che ha fatto seguito al confronto televisivo,
è stato sottolineato come le soluzioni, anche tecniche adottate
da Saxa Rubra, abbiano finito per togliere animo al dibattitto. Il
confronto è forse servito a "farci riflettere" ,
come ha dichiarato Bruno Vespa, ma non certo a far decidere gli indecisi.
Giorgio Beghetto - Lo Specchio 17 Marzo 2006
Si farà! A meno di improbabili sorprese dell'ultima ora, l'atteso
faccia a faccia in televisione tra Berlusconi e Prodi dovrebbe tenersi
già all'inizio della settimana entrante, metodi e regia da
stabilire.
Il colpo di scena si è avuto mercoledì sera quando,
intervenendo a Porta a Porta, il Premier ha annunciato che rinuncerà
alla conferenza stampa di fine legislatura, tanto invisa a Prodi e
a tutto il centronistra. "Rinuncio alla conferenza stampa finale
da presidente del Consiglio - ha detto Berlusconi - ho preso questa
decisione da solo, contro la volontà dei miei collaboratori.
Voglio vedere se Prodi continua a scappare".
Lo scontro sulla Tv tra i leaders degli opposti poli era iniziato
allorquando la Commissione di Vigilanza sulla Rai aveva stabilito
i termini del confronto diretto, prevedendo - tra l'altro - che il
premier potesse esporre il bilancio del quinquennio del suo governo
nella parte conclusiva della campagna elettorale. Prodi, invocando
la par condicio e sostenendo che questo "terzo atto" non
era lecito, aveva detto senza mezzi termini che non avrebbe partecipato
agli scontri diretti con il premier, già previsti dalla stessa
Commissione di Vigilanza per il 13 marzo e 3 aprile.
L'annuncio di Berlusconi è giunto a Catania, dove era in corso
la manifestazione dell'Ulivo, accolto da un'ovazione: "Era ora!
- è stato il primo commento del Professore - Ora ci metteremo
d'accordo, non sarà difficile". Finalmente (Berlusconi)
ha capito che in questo Paese esistono le regole". Apprezzamento
per la scelta di Berlusconi è giunto da tutto il centrosinistra
. "È stato un bel gesto" ha commentato il presidente
dei Ds Massimo D'Alema, mentre Rutelli, con tono polemico, ha sottolineato
che "Berlusconi ha dovuto rinunciare alla sua pretesa e prepotenza,
è un passo in avanti per la chiarezza e la trasparenza della
sfida democratica".
Lodi a Berlusconi anche da parte della Cdl, a partire dal leader dell'Udc
Pier Ferdinando Casini, che ha parlato di un "atto di intelligenza"
del premier. Dal centrodestra appare ormai evidente che Prodi non
avrà più scusanti per tirarsi indietro. Che il Professore
fosse refrattario alle apparizioni televisive lo sapevano tutti. Ma
a questo punto gli sarà impossibile cambiare idea. "Se
Prodi scappa ancora - è stato il commento emblematico del ministro
delle comunicazioni Mario Landolfi - si deve candidare alla ' presidenza
del coniglio?…".
Durante il week-end dovrebbe concludersi la trattativa fra i rappresentanti
dei due poli e il primo duello televisivo dovrebbe tenersi, come previsto,
già lunedi 13 marzo in sede Rai. Restano anche le conferenze
stampa. Berlusconi potrà fare quella che gli spetta come leader
di Forza Italia, il 7 aprile prossimo. Prodi, che non ha partito,
"potrà chiedere ai Ds di cedergli il loro spazio - ha
suggerito il premier - e tenerla come rappresentante dell'Ulivo".
Giorgio Beghetto - Lo Specchio 10 Marzo 2006
La campagna elettorale italiana si è "spostata"
all'estero con il contestato viaggio di tre giorni negli Stati Uniti
di Silvio Berlusconi. Non c'è dubbio che il Cavaliere abbia
tratto un grosso vantaggio mediatico sia dall'incontro con presidente
Bush che dall'intervento davanti al congresso Usa a camere riunite.
La Casa Bianca è solitamente molto attenta a non interferire
con elezioni democratiche di paesi alleati, ma Bush è andato
oltre gli scontati attestati di stima e si è speso a favore
dell'amico Silvio come nessuno si aspettava. In particolare ha sottolineato
che Berlusconi "è un leader forte che ha portato stabilità
al governo italiano". E quando gli è stato chiesto cosa
intedesse con la parola "stabilità", il presidente
americano ha precisato che "la stabilità è importante,
perché se cambia ogni anno un governo, per me è più
difficile, perché tutte le volte devo cominciare un rapporto".
E ancora: "C'e' fiducia, perché Silvio è un uomo
che rispetta la parola. Talvolta non siamo d'accordo, ma so come la
pensa".
Successivamente l'Amministrazione ha diramato una nota spiegando che
l'incontro di Washington non ha valore di appoggio politico per il
premier italiano o per la Cdl. Ma, al di là di ogni precisazione
ufficiale, è scontato che l'immagine del Cavaliere sia uscita
consolidata anche da questo "spot" presidenziale.
L'opposizione ne era certamente consapevole, tanto che Prodi stesso,
anticipando i tempi, aveva parlato di "viaggio elettorale, di
pura propaganda" , di "un party d'addio" per il leader
della Cdl.
.Ma l'en plain Berlusconi l'ha fatto nella tarda mattinata di mercoledì
quando è intervenuto al Congresso statunitense, onore questo
riservato a pochi leader. Nel suo discorso, interrotto più
volte da applausi, il premier italiano ha parlato di democrazia e
di libertà, ha ricordato l'11 settembre e la presenza di 40mila
soldati italiani nelle zone calde della terra, raccogliendo alla fine
una standing ovation.
L'intervento di Berlusconi (in Italia erano le 17:00) è stato
trasmesso in diretta da Canale 5. Ovviamente non per fare concorrenza
a San Remo (dato che mercoledi il Festival osservava un giorno di
pausa) nè per infondere maggiore coraggio ai calciatori azzurri
impegnati qualche ora dopo nell'incontro amichevole con la Germania,
ma per uno "spot" non certo di secondo piano a favore della
campagna mediatica del premier.
Le polemiche non si sono fatte attendere. Giulietti dei Ds ha invocato
l'intervento dell'Authority e ha chiesto lo stesso trattamento qualora
Prodi dovesse incontrare un leader europeo. Il direttore del Tg5 Rossella
ha precisato che il discorso di Berlusconi al Congresso "è
un intervento istituzionale".
La trasmissione è stata replicata dopo il TG delle ore 20 di
Rete Quattro. La telecronaca di Italia-Germania, trasmessa in diretta
dalla Rai, è iniziata alle 21.
Giorgio Beghetto - Lo Specchio 3 Marzo 2006
Le minacce leghiste di uscire dalla maggioranza, sull'onda delle dimissioni
del ministro Calderoli, non sono durate nemmeno
24 ore. Dopo aver esibito in tv la maglietta riproducente una delle
vignette anti-islam, il medico bergamasco, rispondendo alle istanze
di Berlusconi
e di gran parte della Cdl, ha preferito lasciare l'incarico, sia per
mettere pace all'interno della maggioranza, ma soprattutto per non
offrire pretesti a chi soffia sul fuoco.
Vicenda archiviata quindi per la Cdl - meglio non darsi la zappa sui
piedi in piena campagna elettorale - con la benedizione di Berlusconi
e di Bossi. Il premier ha detto di essere in "sintonia con la
Lega", aggiungendo di condividere i cinque punti programmatici
considerati irrinunciabili dal Carroccio. Nel dettaglio: radici cristiane
dell'Europa, federalismo fiscale, sostegno alla famiglia, lotta ai
clandestini, impegno sul referendum costituzionale. Il Senatur da
parte sua commenta: "Calderoli è stato bravissimo per
come si è comportato in questi giorni. Certo, sulle religioni
è meglio lasciar stare, è un tema molto delicato. Ma
Berlusoni non è che può incazzarsi per Calderoli e non
dire nulla quando ammazzano i cristiani in giro per il mondo".
La Lega, insomma, si vede costretta a mandar giù il boccone
amaro delle dimmissioni di uno dei suoi uomini di punta, condizionando
comunque la conferma dell'alleanza all'accoglimento dei punti qualificanti
del proprio programma.
Nel centrosinistra invece il caso non viene considerato per nulla
chiuso. Le dimmissioni di Calderoli chiudono la vicenda ma non le
conseguenze negative per il paese", dice Romano Prodi. Secondo
il leader dell' Unione, infatti, Calderoli ha messo l'Italia "in
una situazione di gravissima difficoltà". Per il leader
del centrosinistra, inoltre, il premier Berlusconi " ha gravissime
responsabilità" per quanto accaduto.
In questo clima di polemiche che non sembrano mai finire, la maggioranza
non ha tardato a riprendersi la rivincita che le è stata offerta
su un piatto d'argento con la manifestazione di Roma per la Palestina
dove bande di inqualificabili scalmanati hanno bruciato le bandiere
di Israele e degli Stati Uniti, e urlato lo slogan "dieci, cento,
mille Nassiriya"".
Ebbene dice il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, "
i nostri soldati caduti a Nassiriya non possono essere vilipesi e
svergognati da altri italiani. È una cosa vergognosa di qualcuno
che dovrà assumersi le proprie responsabilità".
E commentando proprio gli attacchi del centrosinistra sul caso Calderoli,
il leader di An, Gianfranco Fini, ha facile gioco a contrattaccare:
"L'opposizione fa il suo gioco, ma lo fa in modo un po' maldestro
e strumentale, perché la linea ferma del governo è uscita
in modo evidente. Semmai, l'opposizione dovrebbe guardare un po' in
casa propria e stigmatizzare, ad esempio, ciò che è
avvenuto a Roma, con Pdci e Verdi alla manifestazione per la Palestina,
dove sono state bruciate bandiere Usa e di Israele, e, ancora più
grave, si è inneggiato alla strage di Nassiriya".
Se la dimostrazione di Roma e' stata condannata da Bertinotti, ammettendo
l'esistenza nella Sinistra di una parte che in nome della resistenza
rifiuta l'innovazione favorendo l'uso della violenza, il leader del
Pdci, Diliberto, non ha trovato di meglio che definire "quattro
imbecilli" i manifestanti, aggiungendo in una intervista che
si tratta di "provocatori per conto terzi, pagati da Calderoli".
Evidentemente, se a Marco Ferrando è stata revocata la candidatura
da parte di Rifondazione proprio per le sue farneticanti dichiarazioni
su Nassiriya, nella sinistra molto poco e' stato fatto per stoppare
candidature di personaggi impresentabili.