Lo Specchio

donne,la violenza nascosta

Gli esperti dicono che ogni 17 minuti una donna e’ violentata in Canada, Eppure, nella coscienza sociale quotidiana la vio-lenza sessuale rimane “nascosta”.
La gravita’ del problema esplode spesso solo in polemiche “politiche” ma la violenza e’ reale; i suoi effetti, devastanti..
L’ultima polemica e’ esplosa all’Universita’ di York dove dal 2007 ad oggi almeno 6 studentesse sono rimaste vittime d’aggres-sioni. Un poliziotto ha offerto un suo suggeri-mento sulla prevenzione... il “femminismo” e’ insorto. L’importante, rimane sempre, l’essere politica-mente corretti.
Eppure se sbatti il sesso in prima pagina scopri che:
*Il 51% delle donne sono vittime almeno una volta nella vita di “aggressione sessuale”.
* il 69% dellle aggressioni sono da parte di uomini che conoscono.
* oltre l’80% delle donne non denunciano il fatto: per esempio, dati nazionali indicano che nel 2004, oltre 512mila donne, dai 15 anni d’eta’ in su, subirono aggressioni sessuali, eppu-re le denunce annuali alla polizia sono di media intorno alle 25mila.
*l’Ontario e’, con la PEI, la provincia con la per-centuale piu’ bassa delle denunce.
*a Toronto nel 2009 vi furono 2.667 aggressioni sessuali. Nel 2007 le denunce furono 2,537; nel 2005 ve ne furono 2.899.
Nel Codice penale l ’impu-tazione d’aggressione ses-suale va dal “palpare” allo stupro.


“Slut”... una “ moda” pericolosa o liberta’?

Tv, radio, giornali, music video, pubblicita’, moda, cosmetici: sbatti il sesso in prima pagina. La moda come passarella del sesso; e tanto per essere chiari, nei grandi magazzini si ve-ndono trucchi, ombretti e perfino crème anti-rughe per le minorenni. Poi c’e’ la moda “slut”; ovvero lo stile, “sgualdrina”.
E’ un diritto, una trasgres-sione, uno stile, una dichi-arazione ideologica, una affermazione della perso-na, una volgarita’; e’ liber-ta’, e’ ateismo.
“Not bad” per una moda. Ma, il commento sarebbe quanto meno riduttivo, se non falso.
In realta’ ci si trova dina-nzi ad una profonda evo-luzione culturale che, pi-accia o meno, ha stravolto la morale, l’etica di fondo della societa’ del mondo Occidentale.
Con il dopo-guerra e sopratutto con “il ’68 stu-dentesco”, liberta’ indivi-duale e moralita’ sociale si son scontrati in un con-flitto politico-ideologico che li ha portati oggi ad essere esclusivi l’uno del-l’altro.
Il femminismo radicale ha politicizzato il corpo e la sessualita’ della donna, e l’ha resa “uguale” all’uo-mo; l’uomo proletario op-eraio di consumo, la don-na essere sessuale, oggetto di consumo.
Per le donne del ’68, oggi madri ed anche nonne, l’affermazione della don-na non era intesa come es-altazione dell’essere ses-suale.
Ma oggi, il sesso e’ sport e la donna e’ sesso, dispo-nibile per tutti.
In Italia, la televisione –quale deposito di una cultura sociale innamorata del “bello”, dell’estetico e dell’image -ha sempre preferito un bel seno, in ampia veduta, ad una int-elligenza “nascosta”. Ad ognuno il suo.
Ma guai a commentare, a discutere.
A richiamarsi ad un senso di responsabilita’, anche personale.
Lo scorso 24 gennaio, nel corso di una presentazione sulla sicurezza personale per gli universitari della YorkU., presso la Osgoode Hall, uno degli agenti del-la polizia di Toronto coin-volti nella presentazione, avrebbe detto (avrebbe pe-rche’ non esiste documen-tazione registrata diretta) delle cose politicamente incorrette. Questo,infatti, e’ uno “scandalo” creato per sentito dire, da persone presenti. appartenente alla elite “corretta” che hanno parafrasato la dichiarazi-one dell’agente Michael Sanguinetti.
Secondo Ronda Bessner, assistente “Dean” della Facolta’ di Legge, “uno dei consigli di sicurezza dati alle ragazze per evi-tare aggressioni sessuali e’ stato quello di non vestirsi come squaldrine.”
Facolta’ e studenti si son consultati e la Bessner ha richiesto alla polizia ed al-l’agente le loro scuse uffi-ciali. Con la raccomanda-zione che la polizia acqui-sti una corretta conoscen-za oggettiva delle realta’ e delle “forze” in gioco in un atto d’aggressione sessua-le.
Un commento simile, han-no detto in molti non fa altro che vittimizzare la vittima una seconda volta; e’ frutto di quel processo che vuol rendere la vittima causa del proprio male.
Vi e’ stata anche la dovuta condanna ideologica del radical-femminismo: La vice presidente della York Federation of Students, che neanche era presente al fatto ha pontificato, “so-no sconvolta e sbigottita dai commenti fatti dal po-liziotto... L’agente dovreb-be essere severamente di-sciplinato.”
La polizia ha svolto una inchiesta ed il poliziotto ha inviato scuse a tutti. Am-en.
La giovane canadese che si veste alla moda, che mostra le sue curve merita anche di essere apprezzata per le sue capacita’. E nes-suno ha il diritto di aggre-dirla.
Ma forse nel commento del poliziotto c’era l’espe-rienza degli effetti della nostra promozione sociale del sesso su certi indivi-dui; il suo monito forse non voleva essere una col-pevolizzazione delle vitti-me di aggressioni sessuali, ma una triste constatazi-one degli effetti della vol-garizzazione del corpo femminile come oggetto sessuale.
Non c’e’ discussione sui diritti delle donne ad es-sere rispettate come esseri umani con capacita’ e pre-gi, e non vi possono essere “condizioni” sul loro dirit-to alla sicurezza individu-ale al di la’ dell’apparenza fisica o dell’abbigliamen-to. Ma appare molto piu’ offensiva la risposta che in Italia il premier Berlusco-ni dette alla ragazza che cercava risposte sulla ma-ncanza d’opportunita’ di lavoro e di carriera. “Lei che e’ carina, si faccia spo-sare da un uomo ricco …” disse con arrogante (e dis-prezzante) paternalismo Berlusconi; che poi invi-to’ la ragazza a conoscere il figlio.... Erre. ci

 

25 febbraio 2011