Panni sporchi e umiltà
-Di don Gianni Carparelli -
Non è piu vero né accettabile che i panni sporchi si debbono
lavare in casa nel silenzio della paura e della vergogna. Soprattutto
quando poi i panni sporchi debbono indossarli gli altri, le vittime.
Peggio ancora quando le vittime sono persone indifese e fragili per
età o per condizioni emozionali e sociali.
L'accanimento dei media, anche se a volte non dettato dall'amore per
la verità ma da ragioni di sensazionalismo, alla fine ci farà
bene come mi pare abbia fatto capire il nostro Arcivescovo Collins,
nella bellissima e serena omelia ai Sacerdoti durante la Settimana Santa.
Debbo poi dire che i giornalisti anche stanno imparando a trattare del-l'argomento
che ci fa soffrire, tutti, con maggiore distacco e correttezza.
Qualche dubbio ce l'ho sulle vere ragioni degli avvocati. Ma posso sbagliarmi,
perche conosco anche tanti avvocati che sono guidati da motivi seri
e di giustizia.
Ho letto ciò che hanno scritto Sandro Contenta, Rosie DiManno,
Angelo Persichilli... ci stanno aiutando a guardare in faccia i panni
sporchi senza paura, ma con libertà e onestà interiori.
Possiamo forse negare che la chiesa-istituzione, cosi come altre istituzioni
compresa la famiglia, abbia cercato di proteggersi per evitare scandali?
Lo abbiamo fatto, non si può negare. Si voleva salvare la faccia
di chi sbagliava e si è lasciata sporcare quella di chi veniva
abusato.
L'Arcivescovo Leonard in Belgio lo ha detto con franchezza il giorno
di Pasqua. Si, abbiamo cercato di insabbiare per paura e anche per ignoranza.
Ignoranza del come andavano trattati questi problemi.
Non basta una lavata di capo, un trasferimento e una promessa di comportarsi
bene.
Oggi lo sappiamo meglio e infatti il numero di casi in questi ultimi
anni e calato di molto.
Si parla sempre e si scava nel passato. Ed è giusto ridare dignità
a chi ha sofferto per anni nel silenzio e nel timore. Ma è corretto
giudicare chi ha sbagliato 30-40 anni fa con la cultura e la conoscenza
che abbiamo oggi?
Facevano quello che tutti facevano: famiglie, scuole, polizia... Si
teneva tutto sotto il tappeto per vergogna, per paura...
Credetemi ne ho incontrati tanti di casi dentro anche la nostra comunità
italiana: incesti, abusi di ogni tipo, violenza, la droga... guai a
parlarne!
Che figura ci facciamo? Cosa diranno i paesani?...
Molti ancora vivono e soffrono nel silenzio. Mandiamolo per un po' di
tempo in un altro posto dove nessuno lo conosce... I panni sporchi si
lavano a casa....
Quante volte ho sentito questo.
Oggi siamo cresciuti e capiamo meglio, grazie a Dio... lasciatemi dire.
L'accanirsi mediatico contro chi avrebbe dovuto fare questo o quello...
30-40 anni fa, ma anche il rinchiudersi da riccio di chi si ostina a
dire che non abbiamo fatto nulla di male e che abbiamo sempre trattato
con chiarezza questo problema, sono ambedue atteggiamenti da superare.
Perché non sono completamente veri. Un po' di umiltà,
se posso usare questa parola obsoleta, non nuocerebbe. A chi vede in
tutto questo la fine della Chiesa vorrei ricordare che la Chiesa non
è solo questo. C'è uno Spirito che ci guida alla conoscenza
della verità tutta intera. Ci sta guidando, anche con l'aiuto
di chi ci obbliga a sollevare il velo delle miserie umane, a capire
che il Vangelo è un'altra cosa e che dobbiamo purificarci, togliendo
l'erbaccia dal campo di grano.
Ma erbaccia non è la persona che sbaglia, Erbaccia sono gli errori
della persona che è però sempre invitata a risorgere.
Anche chi è stato offeso, maltrattato, abusato non si libererà
dal dolore uccidendo chi lo ha fatto soffrire o guadagnandoci sopra.
Si libererà quando, vedendosi rispettato e ascoltato, riuscirà
anche a vedere il 'grano buono' che cresce nel cuore di chi ha sbagliato.
Lo vedo, lo sento e lo spero. Da questo letamaio nasceranno tanti fiori.