questione di mafie
Fratelli di sangue, La malapianta e La Mafia spiegata
ai ragazzi. Sono gli ultimi tre libri, in ordine di tempo, di An-tonio
Nicaso, dei quali i primi due scritti con il procuratore aggiunto della
Direzione distrettuale an-timafia di Reggio Ca-labria, Nicola Gratteri.
Quarantasei anni, edito-rialista di Omni News, Nicaso tiene corsi sulla
storia d'Italia e sulla mafia vista attraverso il cinema al Middlebury
College, in Vermont.
Il suo, da tempo, è un os-servatorio privilegiato.
Partiamo dal Canada.
Le mafie anche qui sono più forti, rispetto a dieci anni fa?
Non c'è dubbio. Anche in Canada le mafie sono cre-sciute nel
silenzio. Ma anche nell'indifferenza delle istituzioni. Qui, se non
sparano, non danno fastidio. Passano quasi inosservate, come se non
esistessero. Anzi, spesso si comportano come vere e proprie aziende.
Investono, riciclano, fi-nanziano. Ci sono uomini d'affari che ormai
sono diventati classe dirigente. E frequentano la politica e i politici.
Soprattutto in Quebec.
E qui da noi?
Anche qui, si sono ca-muffati. La mafia e la 'ndrangheta sono sempre
meno visibili, anche se in Ontario il rapporto con le istituzioni è
meno vi-schioso. Il confine è più netto. Ma gli interessi
so-no enormi. Il traffico di droga ha sconvolto tutto e tutti.
Poi c'è l'usura. Quando le banche non ti prestano i soldi perche'
non hai suf-ficienti garanzie, c'è sem-pre qualche amico degli
amici che si fa avanti.
La strategia comunque è quella di muoversi sotto traccia. Non
devono ne' fare rumore, ne' dare fa-stidio. Lo spaccio è in mano
alle bande giovanili. Della distribuzione si oc-cupano le bande di motociclisti.
Le organizzazioni cri-minali con maggiore ra-dicamento hanno in mano
la filiera dell'importa-zione. Trattano con i bro-ker e importano cocaina
ed eroina per il mercato canadese, ma anche per quello statunitense.
La mafia, ma anche la 'ndrangheta, ha solidi legami oltreconfine.
Sempre più spesso si parla di Vaughan.
È vero. Il riferimento a Vaughan compare sempre più spesso
nelle indagini italiane.
Non c'è intercettazione in cui non si parli di Vau-ghan. Ma ciò
non significa che Vaughan sia diventata pericolosa. Tutt'altro. Chi
investe qui ha tutto l'in-teresse di mantenere que-sta parte dell'Ontario
sicura e tranquilla. Meno rumore si fa e meno al-larme si crea.
E lo Stato che cosa fa per combattere la criminalità organizzata
in Canada?
Poco o niente.
L'Rcmp non è più quella di prima. I nuclei investi-gativi
di un tempo sono stati smantellati o ridi-mensionati.
La priorità oggi è rap-presentata dal gioco d'azzardo,
forse perche' i locali clandestini stavano cominciando a fare con-correnza
ai casinò gestiti da enti pubblici.
Qualche mese fa si sono concluse le audizioni per mettere a punto la
re-lazione sullo stato della criminalità organizzata nel nostro
Paese. Sono stato invitato anch'io. Ma è stata l'ennesima delusione,
tan-te parole, pochi fatti.
Come giudica l'idea di finanziare uno studio per capire il livello
di infil-trazione delle mafie nel-l'industria dell'edilizia?
Penso che sia una presa in giro. Ottantamila dollari per cercare di
capire un problema così complesso. E poi perche' è stato
scelto solo il settore dell'edilizia? Il rischio è di crimi-nalizzare
l'intero settore. Ci sono molti imprenditori onesti nel giro dell'edi-lizia.
E questo settore è uno dei tanti, ma non l'uni-co canale attraverso
il qua-le i mafiosi investono i proventi delle attività illecite.
In alcuni casi l'azienda diventa il paravento per giustificare la ricchezza
prodotta con altri mezzi, ovviamenti illegali.
Parliamo dei suoi libri. L'ultimo s'intitola “La mafia spiegata
ai ragazzi”. Com'è nata quest'idea?
Non è stata una mia idea. La Mondadori mi ha chie-sto di scrivere
questo libro che rappresenta il primo titolo di una nuova collana con
cui si cerca di af-frontare con parole sem-plici argomenti difficili.
In questo libro ho cercato di spiegare ai giovani la vera faccia delle
mafie che è molto diversa da quella rappresentata in televisio-ne
o al cinema.
La cultura della mafia è diseducativa. E nelle ma-fie i momenti
di gioia sono pochi. L'idea della morte, lo stress, la paura, i rischi
di finire in galera am-morbano l'esistenza dei mafiosi e di chi sta
loro vicini. È molto più bello godersi la vita, vivendo
onestamente.
Lei va anche nelle scuole. Che cosa le dicono i ragazzi?
Sono curiosi. Mi chiedono di tutto. Vogliono sapere. Io cerco di chiudere
gli incontri sempre con una parola di speranza. Dico loro che si possono
strap-pare tutti i fiori, ma non si può impedire che la pri-mavera
ritorni.