ritorno alla vita
dalle viscere della terra
Tutti salvi. 33 minatori cileni intrap-polati per 69 giorni
ad oltre 600 metri di profondita’ in una “caverna”
di una miniera sfaldatasi lo scorso 5 agosto, sono stati tutti estratti
sani e salvi dalle viscere della terra.
Un’operazione durata quasi 48 ore in quanto la capsula “Fenix”
impiegava ci-rca 40 minuti per scendere “all’inferno”
e risalire con il suo prezioso carico di un miracolo della vita alla
luce del sole. Uno alla volta, tutti e 33 sono stati riportati in superfice:
ad attenderli l’abbraccio ed i baci delle mogli, figli, madri,
padri, e anche “l’abbraccio” emotivo non solo del
Cile, di tutto il SudAmerica ma del mondo intero. Milioni le persone
che sono rimaste incollate dinanzi al televi-sore per ore ed ore mentre
i minatori erano portati in salvo. Sono anche state 48 ore vissute con
il fiato sospeso, nel timore di qualcosa che potesse guastarsi e trasformare
il “miracolo” in una tragedia.
Ma, tutto ha funzionato alla perfezione: la speciale capsula ( foto
in basso), costruita con l’intervento della Nasa ha fatto la spola
tra la vita e la potenziale tomba senza sosta, senza problemi.
L’intera operazione di sal-vataggio ha coinvolto aziende ed esperti
minerari di tutto il mondo. Il salvataggio e’ stato, per molti
versi un “miracolo” di scienza, fede, colla-borazione e
solidarieta’ umana e rimarra’ nella storia come uno degli
eventi miliari di questo nuovo giovane secolo.
Dopo i 33 minatori sono risaliti alla superfice an-che i sei soccorritori
scesi nella “caverna” per orga-nizzare il ritorno in su-perfice.
I minatori veni-vano portati in superfice nella capsula in piedi; il
“pozzo” lungo il quale scendeva la Fenix era lar-go circa
60 cm. L’ultimo dei minatori a risalire e’ stato il caposquadra:
Luis Urzua di 54 anni. E’ stato lui a organizzare il gruppo, in
modo particolare du-rante i primi 17 giorni d’isolamento, intrappolati
nella miniera senza con-tatto con i soccorritori. Egli ha mantenuto
forte la speranza dei minatori, ha gestito la distribuzione del poco
cibo che avevano fin quando sono giunti i vi-veri.
Giunto in superfice, Urzua e’ stato avvolto nella bandiera cilena:
come un capitano di lungo corso aveva guidato “la nave”
nel momento del disastro ed era stato l’ultimo a salvarsi.
“Missione compiuta” gri-dava un grande striscione che 1500
giornalisti arri-vati da ogni paese al “campo Esperanza”
hanno fatto conoscere a tutto il mondo. Attraverso il Cile, le campane
hanno suonato a festa e la gente si e’ riversata per le strade
a festeggiare con canti ed al-legria.
Per 48 ore, l’attenzione del mondo e’ stato di diretta su
questa piccola miniera di oro e rame di San Jose’, nei pressi
di Copiaco, un paese a circa 800 km a nord della capitale, San-tiago.
E quando Urzua ha salutato il presidente cileno Sebastian Pinera, accorso
sul luogo per le operazioni di soccorso, dicendo “Le passo il
turno e spero che questo non succeda mai piu’; ho fatto un turno
di 70 giorni, credo sia un po’ troppo lungo...” il mondo
intero ha applaudito.
Il presidente Pinera ha risposto: “Mi congratulo con lei; e’
stato un ottimo capitano!” L’abbraccio tra i due e’
avvenuto mentre suonava l’inno nazionale cileno.
Quando i minatori torna-vano in superifici dove-vano tutti portare dei
forti occhiali da sole per evitare, dopo 69 giorni di vita al semi-buio,
di dan-neggiare severamente gli occhi.
Dopo gli abbracci, sono stati tutti trasportati in ospedale per una
serie di controlli medici, per deter-minare il loro stato di salu-te
e condizioni psicologi-che.
Dai primi accertamenti risulta che quasi tutti stanno bene e solo qualcu-no
dovra’ rimanere in os-pedale ancora per qualche giorno.