Giovani zombie..
Una strage mancata quella di Halifax che, svanito il sospiro
di sollievo, induce ad una profonda riflessione, al centro della quale
c’e’ quell’ universo di giovani assassini per gioco,
pazzia, noia, ossessione, emulazione, o a volte solo per “moda”.
Se l’adolescenza e’ stata sempre un’eta’ difficile,
oggi, pur-troppo, e’ piu’ che mai “pericolosa”
per chi la vive ma anche per la societa’ tutta.
Sapremo certamente di piu’ sui tre zombie di Halifax , quando
si scavera’ nella mente di questi ennesimi giovani (tra i diciannove
e 23 anni), che nel giorno dell’amore meditavano morte, strage,
suicidio.
I sociologi
andranno a caccia di cause, ci diranno cer-tamente che e’ colpa
anche “nostra”, di una societa’ che dal nucleo piu’
stretto, quello della famiglia, a quello piu’ esteso del mondo
in cui viviamo, e’ sempre piu’ sbagliata, perche’
nel ricambio degli stili di vita e dei valori, ha lasciato a terra un
bagaglio fatto di attenzione, co-municazione, tempo, quelli necessari,
che e’ imperativo mettere a disposizione di chi sta crescendo
e che spesso, troppo spesso lasciamo davanti ad un monitor - d’internet,
tv, o video giochi - che fa loro da babysitter e guida nel vento d’emozioni
e fragilita’ che caratterizza il passaggio dalla fanciullezza
alla maturita’.
Certo, ci sara’ tra di noi chi risolvera’
il tutto con il classico scacciapensieri: “Questi sono solo sbalestrati,
malati.. I miei figli, o nipoti, non sarebbero mai capaci di un orrore
simile!”
Ma e’ proprio cosi’?
Chiediamocelo, domandandoci freddamente se, quel figlio o figlia che
ci vive accanto, lo conosciamo veramente come un libro aperto, o se
invece ci nasconde un capitolo della propria esistenza che sta scrivendo
da solo... Tozzi