Lo Specchio

IL cANADA DICE ‘SI’ AL DIRITTO DI MORIRE

La storica sentenza della Corte Suprema è arrivata dopo 25 anni
di dibattiti sulla morte assistita

La Corte Suprema del Canada ha dichiarato incostituzionale la legge vigente che vieta l'eutanasia e la morte assistita.
I pazienti che hanno condizioni me-diche gravi e irrimediabili, dunque, devono avere la possibilità di una "dolce morte" nel nostro Paese.
La storica sentenza è arrivata venerdì scorso con decisione unanime (nove membri su nove hanno votato in favore), ed ora il governo federale ha un anno di tempo per modificare la legge del 1892.
L'eutanasia è applicabile solo nel caso in cui il paziente sia un adulto co-sciente, che chiaramente acconsenta a porre fine alla propria vita e che abbia un male incurabile, una malattia o una disabilità che gli provochi intollerabili sofferenze - fisiche e psicologiche -, ma non necessariamente in condizioni terminali.
I medici, comunque, non sono forzati a eseguire la morte assistita, perché ar-gomento critico che tocca la loro autonomia e deon-tologia professionale.
Oggi, tra l'altro, è già possibile avere trattamenti palliativi di fine vita.
La sentenza è giunta al termine di un lungo pro-cesso intentato dalla British Columbia Civil Liberties Association (as-sociazione per i diritti civili) per conto di Kay Carter e Gloria Taylor, pazienti che nel frattempo sono morte. La battaglia legale è stata infatti portata avanti da Lee Carter, figlia di Kay, ma vista la lun-gaggine si è recata in Svizzera dove la madre è stata sottoposta a morte assistita. La Taylor è in-vece morta di sclerosi amiotrofica laterale.
Il diritto all'eutanasia è stato uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi 25 anni, e le reazioni alla storica sentenza non si sono fatte attendere.
"(Questa sentenza) ha im-plicazioni di vasta portata, quindi dovremo guardare a tale decisione molto at-tentamente", ha detto il ministro alla Giustizia Peter MacKay, che ha fatto intendere che la legge non sarà rivista prima delle elezioni federali del prossimo autunno.
"Chiedere la morte as-sistita ai medici dovrebbe essere solo il primo passo di una consultazione na-zionale sulle cure di fine vita in questo Paese, la Corte suprema ha acceso un fuoco sotto di noi", ha invece commentato il dottor James Downar, co-direttore del Physicians Advisory Council for Dying with Dignity.
I dottori che lavorano ai trattamenti palliativi di fine vita sono da anni che chiedono maggiore atten-zione e sostegno dai go-verni e dalle famiglie.
Dal canto suo, la Canadian Medical Association ha risposto che "continuerà a lavorare per promuovere l'accesso alle cure pal-liative di alta qualità".
Inoltre ha sottolineato come le persone che chie-dono l'eutanasia sono già in cure palliative, dove l'obiettivo è quello di al-leviare i sintomi e mi-gliorare la qualità della vita, senza necessaria-mente fornire una cura.
Altre associazioni dicono che migliori sono le cure palliative, minori sono le richieste di morte assistita. Tanto che a seguito della legge pro-eutanasia pas-sata in Quebec nel giugno 2014, nella provincia fran-cese si sono dedicati più fondi per le cure palliative.
Ad oggi la legge canadese (del 1892) definisce il suicidio assistito un cri-mine punibile con la re-clusione fino a 14 anni.


FINE VITA

Alla storica sentenza e' seguito pero' l'assordante silenzio del parlamento canadese - conservatori, liberali e ndippini -, con il ministro alla Giustizia Peter MacKay che si e' limitato a dire che questo e' "un argomento complesso" e che va trattato con la massima attenzione. La Corte suprema ha sospeso due sezioni del codice penale per 12 mesi, passando la palla ai governi federale e provinciali per modificare la legge vigente. L'incarico include stabilire un quadro normativo che riconcili "i diritti costituzionali di pazienti e medici".
MacKay puo' avvalersi del parere di un gruppo di dottori della Canadian Medical Association e puo' usare dei disegni di legge gia' delineati, come quello del collega Steven Fletcher, sopravvissuto a un incontro ravvicinato con un alce.
Ci sono pero' anche altri scenari. Il governo puo' respingere la sentenza invocando la clausola di deroga della costituzione op-pure - come accaduto nel 1988 quando la Corte suprema aveva dichiarato incosti-tuzionale il divieto di aborto - puo' tecnica-mente non far passare una nuova legge, lasciando l’eutanasia in limbo legislativo.

 

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