madre natura si ribella
Abbiamo vissuto l'inverno più rigido degli ultimi
cento anni a Toronto, con una tempesta di ghiaccio che ha lasciato per
giorni centinaia di migliaia di cittadini senza corrente. Poi c'è
stata l'estate, alquanto atipica per temperature e precipitazioni. Ora
è iniziato l'autunno, con un tempo "pazzo" data la
neve in Alberta, gli acquazzoni e sbalzi termici nella Gta. Il mondo
questa settimana si è concentrato sui problemi climatici con
un summit a New York, ma davvero i capi di stato sono pronti a far ridurre
o eliminare le emissioni di gas serra nel nostro pianeta? Difficile
rispondere, viste le assenze di Canada, Cina e India.
In molti considerano il vertice che si è tenuto martedì
nel Palazzo di vetro dell'Onu una "tappa simbolica", in attesa
della vera "riunione di lavoro" in programma a Parigi a fine
2015. Il segretario generale Ban Ki-Moon ha detto che il mondo dovrà
diventare "carbon-neutral" entro la fine del secolo, concetti
a cui hanno fatto eco altri relatori come il sindaco di New York Di
Blasio, Al Gore e Leonardo Di Caprio.
Il summit sul clima ha visto presenti oltre 120 leader mondiali, primo
appuntamento a richiamare così tanti capi di Stato da quello
del 2009 a Copenhagen. Ma le pesanti assenze dei primi ministri Stephen
Harper, l'indiano Narendra Modi e il presidente cinsese Xi Jinping non
è certo un segnale positivo. Considerato che, ad esempio, le
emissioni della Cina hanno superato il totale di quelle prodotte da
Stati Uniti ed Europa, con una quota pro capite di 7,2 tonnellate.
In particolare, Harper non si è mai impegnato per la riduzione
delle emissioni di gas serra, e ha sempre cercato di boicottare tali
decisioni. Ovviamente non lo dice apertamente, ma le azioni in questo
caso sono più forti delle parole.
Obama ha esortato i presenti a "intraprendere passi concreti"
per limitare le emissioni serra, dicendo che non agire oggi in fatto
di riscaldamento globale equivarrebbe a tradire le generazioni future.
Purtroppo però dalla disfatta di Kyoto la posizione americana
sul clima è stata caratterizzata dall'inerzia. Il protocollo
di Kyoto, sottoscritto da Clinton nel 1997, non venne mai ratificato
dal congresso. Poi seguì il nulla di fatto di Copenhagen nel
2009. Oggi gli Stati Uniti stanno vivendo il maggior boom petrolifero
dagli anni '40. Nuovi oleodotti si snodano dai pozzi del Dakota e dalle
sabbie bituminose del Canada, verso le raffinerie del Golfo del Messico.
Matteo Renzi ha chiesto impegni vincolanti: serve raggiungere "un
accordo capace di dare il segno della volontà politica"
dei partecipanti, ha detto, e per questo bisogna "seguire un percorso
che porti a una riduzione di emissioni". I target da lui indicato
sono: -40% rispetto al 1990 entro il 2030 e -80%, sempre sul 1990, entro
il 2050.
Il summit di New York è arrivato due giorni dopo la marcia che
a Manhattan ha chiesto ai leader politici di agire in fretta per fermare
il riscaldamento globale. Il momento per rispondere alla più
grande sfida dell'umanità è ora. Alle parole devono seguire
i fatti, non c'è più tempo da perdere.