Il dito nell’occhio
Tra cinque giorni saranno dodici anni da quel martedi’
11 settembre quando il mondo si e’ fermato: tutti ricordiamo dove
eravamo e cosa stavamo facendo alla notizia dell’at-tacco a New
York e abbiamo vissuto e rivissuto alla tv le immagini di quegli aerei
che per-foravano le torri gemelle, lo sbriciolarsi dei grattacieli,
il fuggire della gente, l’immagine, in len-tissima discesa, di
chi si era gettato nel vuoto non per salvarsi, ma per non volere la
morte lenta nel fuoco.
Pensavo fosse la solita traversata, ma invece...
Diana Nyad, 64 anni, si e’ tuffata nel tiepido mare a Marina He-mingway
nei pressi della capitale cubana dell’Avana e per 53 ore e’
rimasta nell’acqua nuotando e lasciandosi portare dalle correnti
marine per 177 chilometri fino a raggingere Key West in Florida.
Abbracciata e fotografata dai tanti suoi tifosi appena uscita dall’acqua
e prima di essere trasportata all’ospe-dale per il dovuto controllo
medico (tutto a posto) ha detto che non ci si deve mai arrendere - aveva
tentato la prima traversata nel 1978 e poi nel 2011 e 2012 - e che non
si e’ mai troppo vecchi per sognare...Ha ragione.
Dal prossimo lunedi’ 9 settembre dalle parole - come il solito
saranno tantissime - ai fatti con la Giunta di palazzo Madama che dovra’
valutare sull’eventuale de-cadenza di Silvio Berlusconi da senatore.
Con un Berlusconi - piaccia o non piaccia quasi tutto dipende da lui
- che un giorno dice che se, togliendogli quel senatore sara’
declassato a semplice cittadino, fara’ saltare il governo e un
altro giorno invece assicura che, anche se non sara’ piu’
senatore, lascera’ che tutto continui perche’ continui perche’
per prima cosa bisogna pensare all’Italia...Meglio non fare pronostici
perche’ tante sono le combinazioni che i politici italiani riescono
a ...combinare. Non resta che aspettare l’ultima pa-rola...Quando?
Il lettore Egidio L. in una lettera della quale ringrazio, in poche
righe perfettamente descrive il funzionamento della politica italiana.
“C’e’ un magna magna ovunque...Al paesetto di circa
3000 persone dove sono nato io, prima della guerra in comune c’erano
5 persone e adesso ce ne sono 17: che fanno?”
Sergio Tagliavini