Un busto dedicato a Perlasca
Al Veneto Centre di Woodbridge
Padre
Marco Bagnarol e il consultore veneto Giorgio Beghetto hanno inau-gurato
il busto di Giorgio Perlasca, uomo "Giusto delle Nazioni"
che salvò 5200 ungheresi di origine ebraica dall'orrore del nazismo.
L'evento si è svolto domenica scorsa al Centro Veneto di Wood-bridge,
alla presenza di una sessantina di persone, tra cui il presidente del
Congresso Michael Ti-bollo, il direttore dell'Isti-tuto di Cultura Italiana
Adriana Frisenna, il ma-nager dell'Holocaust Edu-cation Centre di Toronto
Mary Siklos e una rap-presentanza delle forze armate italiane.
L'opera è stata realizzata dallo scultore padovano Gianni Cudin
ed è nata da un'idea di Padre Bagnarol, dopo la sua traduzione
in inglese del libro "Un eroi-co ciarlatano" su Perlasca.
La Corale Veneta ha can-tato gli inni italiano e canadese e ha intonato
il classico "Va pensiero". Beghetto ha letto due lettere scritte
dal figlio di Perlasca, Franco, e dal vice presidente della Re-gione
Veneto Marino Zor-zato, che hanno sottoli-neato l'importanza di man-tenere
vivo il ricordo di un personaggio come Giorgio Perlasca.
Adriana Frisenna e Mary Siklos sono poi interve-nute sulla grandezza
del-l'uomo "Giusto delle Nazioni", nato a Como nel 1910 e
morto a Padova nel 1992, vero esempio per le presenti e future gene-razioni.
L'incredibile storia di Perlasca, uomo
"Giusto delle Nazioni"
L'italiano salvò 5200 ebrei dal nazismo, spacciandosi
per console spagnolo
a Budapest
I "Giusti delle Nazioni" sono quegli uomini che hanno saputo
individuare il male e hanno rischiato la loro vita per salvare altre
vite. Uno di questi uomini straordinari è Giorgio Perlasca, che
nell'inverno del '44-'45 a Budapest riuscì a salvare dallo sterminio
nazista oltre 5mila ungheresi di religione ebraica spacciandosi per
console spagnolo, lui che era un commerciante e funzionario italiano.
Giorgio Perlasca nacque a Como nel 1910, ma poco dopo la famiglia si
trasferì a Maserà, in provincia di Padova. Negli anni
'20 il giovane Giorgio aderì al fascismo, e negli anni '30 partì
come volontario prima per l'Africa Orientale e poi per la Spagna, dove
combattè al fianco del generale Franco. Al suo rientro in Italia,
Perlasca smise di essere fascista, contestando a Mussolini l'alleanza
con la Germania e l'adesione alle leggi razziali del 1938.
Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, Giorgio Perlasca fu mandato nei
Paesi dell'Est con lo status di diplomatico. L'8 settembre 1943 l'Italia
e gli Alleati firmarono l'Armistizio e Perlasca si trovava a Budapest:
rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e fu internato
per alcuni mesi. Intanto nell'ottobre del 1944 i tedeschi invasero l'Ungheria,
e affidarono il governo alle Croci Frecciate, che iniziano le persecuzioni
verso i cittadini di religione ebraica.
Perlasca riuscì a fuggire, approfittando di un permesso a Budapest:
prima si nascose da conoscenti, poi trovò rifugio nell'ambasciata
spagnola. Diventò subito cittadino spagnolo, Jorge Perlasca,
e iniziò a collaborare con l'ambasciatore spagnolo Sanz Briz,
che stava già rilasciando salvacondotti per proteggere gli ebrei.
A fine novembre Sanz Briz devette lasciare Budapest, e chiese di spostare
la sede diplomatica a Sopron.
Il Ministero degli Interni ordinò dunque di sgomberare le case
protette, ma qui entrò in gioco Giorgio Perlasca: "Sospendete
tutto! State sbagliando! Sanz Briz si è recato a Berna per comunicare
più facilmente con Madrid". "Esiste una precisa nota
di Sanz Briz che mi nomina suo sostituto per il periodo della sua assenza".
Perlasca fu creduto e le operazioni di rastrellamento vennero sospese.
Per 45 giorni Jorge Perlasca resse da solo l'ambasciata spagnola, dal
dicembre 1944 al gennaio 1945. In questo periodo organizzò l'incredibile
"impostura" che lo portò a proteggere, salvare e sfamare
migliaia di ebrei ammassati in "case protette" lungo il Danubio.
Perlasca fece di tutto: si recò con Raoul Wallenberg, l'incaricato
personale del Re di Svezia, alla stazione per cercare di recuperare
i protetti; trattò ogni giorno con il governo ungherese; rilasciò
salvacondotti che garantivano agli ebrei protezione spagnola. Grazie
alla sua opera, vennero salvati 5218 ebrei ungheresi.
Dopo l'entrata in Budapest dell'Armata Rossa venne fatto prigioniero
per qualche giorno. Affrontò un avventuroso viaggio per i Balcani
e la Turchia, prima di rientrare finalmente in Italia. Da eroe solitario
diventò un "uomo qualunque": Perlasca condusse una
vita normale e chiuso nella sua riservatezza non raccontò a nessuno,
nemmeno in famiglia, la sua storia.
Solo grazie ad alcune donne ebree ungheresi la vicenda di Giorgio Perlasca
uscì dal silenzio. Queste signore, attraverso il giornale della
comunità ebraica di Budapest, ricercarono notizie del diplomatico
spagnolo che le aveva salvate. Una volta emersa la vicenda attraverso
varie testimonianze, Israele concesse a Perlasca la cittadinanza onoraria
e nel 1989 lo proclamò Giusto tra le Nazioni, invitandolo a Geru-salemme
a piantare nel Giardino dei Giusti l'albero che porta il suo nome. L'Italia
gli conferì la Meda-glia d'Oro al Valor Civile e il titolo di
Grande Ufficiale della Repubblica. Gior-gio Perlasca morì il
15 agosto del 1992.