morire cosi’...
“ Come stai...?”
“OK.”
“ Anche io, considerato tutto...”
E’ racchiusa in questo scambio di battute la rac-capricciante
ed abomine-vole realta’ della coppia al centro della scellerata
vi-cenda della piccola Tori.
Le frasi sono quelle che si sono scambiate (in se-quenza) Michael Rafferty,
Terri-Lynne McClintic e, di nuovo Michael Raf-ferty), dopo il “fatto”,
de-scritto nei minimi parti-colari da Terri- Lynne ( rea confessa dell’omicidio
della piccola Tori) nella seconda settimana del processo a carico di
Mi-chael Rafferty che sul banco degli imputati siede come colui che
avrebbe rapito, violentato e as-sassinato la bimba di 8 anni.
Terri -Lynne (testimone chiave, non ci piace usare il termine inglese
“star wittness”) ha svelato at-timo per attimo, quadro per
quadro, cosa e’ ac-caduto quell’8 aprile del 2009, giornata
scelta per metter in atto un piano gia’ stabilito, stipulato tra
lei ed il suo boyfriend, un uomo ed una donna per i quali e’ difficile
trovare un aggettivo che li definisca in pieno...
Lui e lei, si erano appostati nei pressi della scuola alla ricerca di
una preda per soddisfare voglie sessuali snaturate
E la piccola Tori, col suo viso di bambola, gli orec-chini a farfalla,
e la T Shirt di Hanna Montana, e’ stata facilmente catturata.
Terri-Lynne l’ha ab-bindolata all’uscita della scuola, con
la scusa di farle vedere un cagnolino, Tori andava pazza per i cani.
Ha camminato a fianco della bambina e ha stetto quella piccola mano,
quando la bimba glie l’ha tesa, per attraversare il tratto di
strada e portarla nella macchina in sosta dove Micheal attendeva.
La bambina sarebbe stata forzata ad entrare nel-l’abitacolo e
costretta ad accucciarsi sul sedile di dietro, per fare quel viag-gio
verso la morte.
“Dove andiamo”?
Avrebbe piu’ volte chiesto timorosa ai suoi aguzzini Tori, ed
ogni volta lei, Terri-Lynne, l’avrebbe rassicurata, con una ma-schera
di benevola ami-cizia.
Dopo la conferma delle varie fermate per com-prare droga, buste per
l’immondizia ed un mar-tello, Terri-Lynne ha scio-rinato ( tra
lunghe pause e groppi in gola) il racconto che l’ha vista offrire
la piccola Tori alle voglie del malvagio.
“Tori mi stringeva forte la mano... io ho lasciato la presa e
mi sono al-lontanata... non volevo guardare quello che sapevo stava
per suc-cedere...” cosi’ Terri de-scrive il momento in cui,
dopo aver raggiunto quella strada di campagna sper-duta( dove un centinaio
di giorni dopo e’ stato ri-trovato sotto i sassi il pic-colo cadavere)
la violenza e’ scoppiata.
Lui, Michael Rafferty, avrebbe prima palpato la piccola e poi l’avrebbe
violentata , e non solo una volta...
Da lontano, sbirciando ap-pena un momento, lei, ascoltava il “rumore”
di una bimba violata, tor-turata, lacerata...
Attendeva che lui avesse finito....
Poi si sarebbe riavvicinata alla macchina e, dopo aver coperto la testa
di quella bimba che indossava solo la sua maglietta di Hanna Montana,
avrebbe stretto nella stessa mano che aveva preso quella della bambina
, il martello...
E giu’ colpi, su quella che la plastica verde della busta dell’immondizia
ce-lava ma che era la testa dalle chiome bionde di Tori...
L’aula del tribunale ha tremato e nell’aria solo il sussulto
di chi era li ad ascoltare.
Anche lui, Michael, con un nuovo vestito, un nuo-vo taglio di capelli
ed un notes giallo dove ogni tanto,scuotendo la testa ha preso appunti.
Calato su quel pezzo di carta forse anche quando lei, Terri-Lynne ha
ri-cordato che per ripulirsi di quel sangue d’innocente, lui,
che non “ voleva sporcarsi la camicia”, ha usato l’acqua
di due bot-tigliette e il giaccone bianco di lei.
Lui, che avrebbe de-cretato la fine di Tori con quel “ certo...
a questo punto, a casa non pos-siamo riportarla e qui non possiamo lasciarla...”
Lui che “ considerato tut-to...” avrebbe detto che stava..
“ok”...
Il processo continua.
Tozzi