I saluti di Gianni Carparelli
Non
tutti mi crederanno, ma la mia intenzione sin-cera era di salutare gli
amici piú stretti e ovvia-mente le organizzazioni con le quali
sono stato piú coinvolto, fare le valigie come si dice e tornarmene
in Italia, senza fare tanto rumore o altro.
Non sto giocando ai saluti, certo doverosi, dopo trenta anni di vita
in Canada e tanti amici. Ma ci eravamo salutati quando ero andato a
Londra, nel 2009.
Siccome non tutte le ciambelle vengono con il buco, quella di Londra
è stata una esperienza senza esperienza. Non posso en-trare nei
dettagli, perché si tratta di persone, alcune an-cora in vita.
In attesa di decidere cosa fare in Inghilterra, ero stato richiamato
da alcune circo-stanze a Toronto, e venni con una valigia e mezza, perché
dovevo fermarmi solo alcuni mesi. Invece, sono passati quasi due anni.
Chi mi aveva prestato la macchina avrà pensato: questo ci marcia…
scher-zo, perché sono amici ca-rissimi ai quali non so co-me
dire grazie.
Ci siamo tutti rimboccati le maniche e abbiamo rimes-so in piedi Caritas
che stava affrontando un momento non facile. Ma questo capi-ta in tutte
le organizzazioni. Perché in Italia le cose vanno bene?
Anche
nella Chiesa ci sono problemi.
E nelle famiglie, va sempre tutto bene? E nel nostro amato Canada non
è detto che tutto vada a gonfie vele. Per non parlare del-l'America,
e di quello che succede nel mondo.
Rimboccarsi le maniche, riflettere e pensare, cercare di capire come
cammina il mondo ma sempre con in testa un piccolo piano e andare avanti
se si puo’. E dove non si arriva… ci si tira il cappello,
dice un proverbio italiano pieno di saggezza.
Per i curiosi che doman-dano, niente di male con questo, torno in Italia
a servizio di Migrantes, una fondazione della Conferen-za dei Vescovi
Italiani, la stessa che mi avevaman-dato a Londra.
Niente di eccezionale.
Quello che facevo qui, lo farò in Italia o in qualche paese dell'
Europa, dando una mano agli Italiani spar-si dappertutto.
Oppure potrei dare una mano ai tanti emigrati che arri-vano in Italia,
i cosiddetti extracomunitari
o i tanti chiamati, in genere, affet-tuosamente "vu' cumpra".
Espressioni queste che pri-ma o poi perderanno di si-gnificato. E' come
se a noi in Canada ci chiamassero ancora: WOP o Spaghetti. Adesso i
documenti ce li abbiamo tutti e gli spa-ghetti sono certo migliori delle
patate lesse o delle tante versioni del 'junk-food'.
Naturalmente mi calmerò un poco, perché ho supe-rato il
"... mezzo del cam-min di nostra vita…" (non quello
di Dante!) da pa-recchio.
Una parola di ringra-ziamento a Sergio e a Gio-vanna, sempre vicini
con simpatia al nostro lavoro.
Caritas (416-748-9988) continua il suo servizio, cosi come Mater Dei
(416-242-4207, Carmelina's Ho-me).
Per me è arrivata l'ora di riflettere e meditare. E, se può
servire, di condividere il cammino dello spirito.
Grazie a tutti.
Don Gianni Carparelli