L’assassinio di Di Matteo
imputazioni “ ridotte”
Nella mattinata di venerdi 24 giugno 2005, dopo es-sere
stato visto verso le 9 mentre tagliava l’erba di-nanzi casa su
Cipriano Co-urt, a Woodbridge, il 45-enne Carlo Di Matteo -ope-raio
preso gli stabilimenti Crysler di Brampton, ed in privato anche allibratore
di scommesse su eventi spor-tivi, perse la vita in una fallita rapina,
quando piu’ tardi, due uomini entrati nella sua abitazione cerca-rono
di costringerlo ad aprire la cassaforte.
Di Matteo si rifiuto’ e nel corso della fallita rapina venne ucciso
con un colpo di pistola.
A settembre 2006, la po-lizia regionale di York ar-resto’ due
italocanadesi: Sam Zingariello di 41 an-ni, residente a Mississauga
e Pasquale Ferrari di 39, di Woodbridge. Conseguentemente, nel 2009
i due vennero rico-nosciuti colpevoli di omi-cidio premeditato per l’uc-cisione
di Di Matteo e fu-rono condannati all’erga-stolo, con un minino
di detenzione di 25 anni pri-ma di poter richiedere la liberta’
condizionale.
Il caso e’ tornato ora alla ribalta con un giudizio ap-pena emesso
dalla mas-sima Assise dell’Ontario che ha ridotto l’imputa-zione
a carico di Ferrari e Zingariello ad una di omi-cido volontario.
La condanna all’ergastolo rimane ma “scalano” i tempi
di detenzione mini-ma, prima di poter accedere al “parole”
(ovvero la liber-ta’ condizionale).
Nella motivazione, i giudi-ci della Corte Superiore dell’Ontario
sostengono che il giudice Bryant non aveva spiegato dettaglia-tamente
alla giuria la distinzione legale tra omi-cidio premeditato e quello
volontario, anche se, am-mettono i giudici, e’ spes-so difficile
farlo.
I due condannati dovranno ora ricomparire dinanzi al giudice Bryant
che dovra’ rielaborare i termini della detenzione minima prima
dell’accesso al Parole.
Una data per questa udi-enza non e’ stata ancora fissata.
Nella motivazione, i giudi-ci scrivono anche che, se-condo il racconto
della tentata rapina fatto da Fer-rari, egli ammette di essere colpevole
di omicidio pre-terintenzionale.
Nel corso del processo, i due imputati si accusarono a vicenda di aver
sparato a Di Matteo.
Prima di morire, Di Matteo riusci’ a chiamare il 911, dopo che
i due rapinatori si erano dati alla fuga, non potendo aprire la cassa-forte.
I soccorsi furono inutili, poiche’ il proiettile aveva colpito
l’aorta.
Dopo l’omicidio emerse anche il filmato di una te-lecamera di
video-sorve-glianza, di una casa vicina nel quale si vedevano al-meno
tre persone (ed una
auto nera) ferme dinanzi l’abitazione del Di Matteo per circa
15 minuti, prima d’entrare. La polizia ha poi dichiarato che non
sussi-stevano indizi a carico del-la terza persona vista nel filmato.
All’origine della fallita ra-pina, il tentativo di recu-perare
soldi per la droga poiche’ entrambi gli uomi-ni erano tossicodipendenti
da OxyContin, un potente anti-dolorifico (anche).
Ferrari aveva iniziato a prendere il farmaco nel 2003 per combattere
forti dolori alla schiena e Zin-gariello l’usava gia’ da
prima per via di gravi ustioni ad un braccio. La loro dipendenza, fini’
per mettere in crisi le loro attivita’ commerciali e fini-rono
sul lastrico e con soldi da dare a strozzini.
Ad aprile 2005, un dipen-dente di Ferrari, suggeri’ il colpo in
casa Di Matteo, rivelando che egli aveva una cassaforte contenente somme
rilevanti.
Da quel momento in poi, i due uomini si accusano a vicenda di essere
stati la “mente” del colpo, ed aver solo alla fine seguito
l’al-tro nel colpo per necessita’ di soldi.