Manifestazione al
consolato per i tagli a Rai International
“RIDATECI LA NOSTRA VOCE”
E'
stato un atto pacifico ma allo stesso tempo fermo, quello della Comunità
italo-canadese della GTA che il 3 febbraio ha occupato sim-bolicamente
il Consolato italiano di Toronto, per contestare la chiusura dei programmi
di Rai Interna-tional specifici per gli ita-liani all'estero.
La mobilitazione di pro-testa, coordinata dal Comi-tes (Comitato Italiani
al-l'Estero) locale voleva in qualche modo fare eco a quelle che nei
giorni passati si sono avute nel Bel Paese contro le aspre misure go-vernative
anticrisi, ma ave-va come scopo la difesa del diritto all'informazione
di chi, anche se vive da anni fuori dai confini nazionali e si è
integrato nel paese di residenza, mantiene un le-game indissolubile
con l'Ita-lia.
L'idea della manifestazione era stata lanciata da Alberto Di Giovanni
(CGIE) nel corso dell'incontro che Francesca Alderisi ha avuto il 22
gennaio con il pubblico di Gran Sportello Italia.
Come anticipato, i mani-festanti, partiti dal Colum-bus Center con cartelli
e bandiere tricolori, si sono diretti verso la sede isti-tuzionale:
"Anni fa ab-biamo fatto una dura bat-taglia contro il Governo canadese
per poter ricevere il segnale di Rai Inter-national. Sembra assurdo
che ora sia proprio il nostro Governo a togliercelo", ha affermato
il Presidente del Comites, Gino Cucchi.
"Siamo coscienti della dif-ficile situazione finanziaria del nostro
Paese - ha conti-nuato -, ma questi tagli non sono né giusti
né risolutivi".
La chiusura delle trasmis-sioni è avvenuta lo scorso 1 gennaio,
in seguito al taglio dei fondi per l'editoria deci-so ad agosto dal
governo Berlusconi. Una misura fa-tale per programmi come Gran Sportello
Italia e Italia chiama Italia del canale multipiattaforma. Con un palinsesto
che andava al di la del semplice intratteni-mento, tali programmi rap-presentavano
un filo diretto per milioni di connazionali che vivono lontani dal Bel
Paese, ed un collante all'in-terno e tra le comunità nel mondo.
Erano un modo per essere informati, un mezzo fondamentale per far sentire
la propria voce e far cir-colare quell'informazione "di ritorno"
che racconta la vita, le storie, le attività, i successi ed i
problemi di quell' "Italia fuori dall'Italia" di cui troppo
spesso poco si sa.
"Il danno culturale che ne deriverà è inevitabile,
come quello economico - ha spie-gato Cucchi -. Abbiamo fatto molto per
il nostro Paese tramite le rimesse e continuiamo ancora a farlo: si
pensi al turismo di ritorno, agli introiti delle casse dei grandi marchi
nazionali che provengono dagli italiani all'estero, oggi come ieri i
migliori ambasciatori e consumatori del 'Made in Italy'". "I
politici - ha ag-giunto poi il presidente del Comites - continuano a
de-finirci una risorsa, ma que-sta misura dimostra chia-ramente che
invece siamo considerati come un pro-blema, un peso, un di più
di cui si può fare a meno".
Per quanto riguarda la so-luzione al problema Cucchi non ha dubbi: "Italia
chiama Italia e Gran Sportello Italia, in realtà richiedono una
spesa minima, se c'è alla base un oculato lavoro di pianificazione.
Basterebbe-ro 2-3 milioni di euro l'anno per assicurarne la messa in
onda". "Siamo prontissimi a metterci le mani in tasca e sostenere
un aumento del canone mensile se neces-sario", gli hanno fatto
eco i manifestanti.
"Ancora una volta noi 'emigrati' veniamo trattati come cittadini
di seconda categoria. Pensavamo fos-sero archiviati i tempi in cui lo
Stato italiano era assente e si dimenticava dei suoi figli all'estero",
ha affermato Giovanni Sacco, uno dei protestanti.
"Monti ha affermato di essere stato lui stesso un 'italiano all'estero'.
E' a lui che chiediamo di far rispet-tare i nostri diritti, di non essere
messi da parte, di far sentire la nostra voce", ha aggiunto Luigi
Rada.
Una lettera in cui si chiede il ripristino delle trasmissioni è
stata consegnata infine al Console Generale Bardini, che ha giudicato
la protesta legittima e si è detto ben disposto a consegnare
per-sonalmente la missiva nelle mani del Presidente del Consiglio e
dei vertici Rai. Dall'altra parte del Canada, in concomitanza alla mani-festazione
di protesta ge-mella a Toronto, una lettera analoga veniva consegnata
dalla comunità italiana di Vancouver, per il tramite del presidente
del Comites Al-berto Leone e del consi-gliere CGIE Rocco Di Troilo,
al Console Generale Fabrizio Inserra.
Veronica Pontecorvo
Nella foto alcuni dei manifestanti, guidati dal pres. Comites Cucchi,
incontrano il Console Generale d’Italia Bardini.